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  “Più lavoro per rilanciare il Sistema Paese”

Data di pubblicazione: Domenica, 20 Gennaio 2019

TRAGUARDI SOCIALI / n.92 Gennaio / Febbraio 2019 :: “Più lavoro per rilanciare il Sistema Paese”

Parla Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali

Parla Claudio Durigon,

Claudio Durigon, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le Politiche Sociali, con delega al Terzo Settore, nel Governo Conte, vanta una lunga esperienza nel mondo del lavoro: è stato il Vice segretario Generale dell’UGL e, oggi, è uno dei principali artefici della trattativa sulla riforma delle pensioni (la cd. “Quota 100”). Con lui abbiamo parlato dei problemi più seri e urgenti per il Paese: lavoro, Mezzogiorno e Riforma del Terzo Settore.


Il lavoro è la ‘vera’ questione sul tappeto della politica italiana. Serve un veloce cambio di rotta: dobbiamo impegnarci tutti - politici, imprenditori, corpi intermedi - per ricreare opportunità, specie per i giovani e le donne, e contrastare le pieghe del lavoro nero dove si annidano soprusi ma anche assenza di diritti. Qual è la sua opinione?
Concordo sul fatto che l’occupazione sia questione centrale per lo sviluppo e il rilancio di tutto il Sistema-Paese ed il benessere dei cittadini. Il Governo lo ha bene a mente e già in questa Manovra sono molteplici le misure che vanno in questa direzione.
Partiamo da uno dei provvedimenti simbolo, “Quota100”, dove l’ampliamento della platea al diritto alla pensione apre a nuove opportunità di assunzione per i giovani con una conseguente riduzione del costo della forza lavoro per le imprese.
Proprio in quest’ottica è altresì previsto il “bonus eccellenze”, con sgravi fino a 8.000 euro alle aziende che assumono neolaureati con 110 e lode, cercando così di mettere un freno al triste fenomeno della fuga di cervelli. Abbiamo agito sul cuneo fiscale, con la sostanziosa riduzione della tariffa INAIL e iniziato ad applicare la flat tax alle partite Iva.

L’Italia è un Paese che viaggia a due velocità, anche per quanto riguarda i livelli di occupazione: al Sud, infatti, nonostante decenni di interventi mirati, l’occupazione ancora non decolla, le opportunità di lavoro regolare stentano mentre si fatica ad arginare il caporalato, e il Mezzogiorno rimane tuttora un problema per l’economia del Paese.
Quali ricette propone?

La legge di Bilancio 2019 introduce nuove agevolazioni a sostegno dell'occupazione soprattutto nel Mezzogiorno.
Infatti, la manovra conferma anzitutto la decontribuzione per le assunzioni al Sud per le annualità 2019 e 2020. Le agevolazioni sono concesse nel limite complessivo di 500 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2019 e 2020, nell’ambito degli obiettivi specifici previsti dalla relativa programmazione e nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato.
Al bonus Sud la legge di Bilancio aggiunge un nuovo esonero contributivo, destinato ai datori di lavoro privati che, a decorrere dal 1° gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2019, assumono con contratto subordinato a tempo indeterminato giovani laureati con il massimo dei voti o dottori di ricerca.
Un'ulteriore novità prevista dalla manovra 2019 è la riduzione dell’aliquota IRES al 15% per la quota di utili accantonati a riserve - diverse da quelle che si considerano non disponibili - e reinvestiti in beni strumentali nuovi e per l'incremento dell'occupazione.
Entra in manovra la “flat tax per il Sud”, ovvero la calmierazione al 7% dell'imposizione fiscale per i pensionati che vivono all'estero e che si trasferiscono al Sud. Tale norma consente alle persone titolari di redditi da pensione di fonte estera di accedere ad un'imposta sostitutiva sui redditi se trasferiscono la propria residenza in una città con popolazione non superiore a 20.000 abitanti e collocata in una delle seguenti regioni: Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia.
Inoltre, con la Legge di Bilancio 2019, viene data la possibilità di fruire delle agevolazioni di Resto al Sud, che è l’incentivo del governo, gestito da Invitalia, per sostenere la nascita di nuove attività imprenditoriali nelle regioni del Mezzogiorno, cioè Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Finora riservate solo agli under 36, anche agli under 46 ed ai liberi professionisti.
Infine questo governo è deciso a contrastare i fenomeni di illegalità legati al cd. caporalato, presente purtroppo non solo nel Mezzogiorno ma anche nel Nord Italia, e per questo, al fine di potenziare i controlli, la legge di bilancio 2019 prevede l'assunzione di 300 ispettori del lavoro in più nel 2019, 300 nel 2020 e 330 nel 2021, oltre a 4 dirigenti generali e 94 dirigenti di livello non generale presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Lei ha definito la riforma del terzo settore un ‘cantiere aperto’. A che punto sono i lavori per il mondo delle associazioni di promozione sociale che, dai precedenti governi, sono state lasciate per ultime mettendo invece avanti la Fondazione Italia sociale e le imprese sociali?
Un passaggio cruciale della riforma sarà l’istituzione del registro unico nazionale. Anche per le associazioni di promozione sociale l’istituzione del registro è cosa di massima importanza, in quanto rende concreto l’aspetto fondamentale della riforma: il riconoscimento e la definizione di Ente del Terzo Settore.
Pensa di poter smentire chi afferma che non si arriverà mai alla sua istituzione?

Il codice terzo settore ha impattato con più di 300.000 enti ed associazioni. Tutte queste associazioni sono chiamate a intraprendere un percorso di cambiamento che coinvolge sia aspetti di natura civilistica che tributaria. Molti di questi cambiamenti saranno pienamente operativi solo quando sarà completo l’iter di costruzione e di impianto del Registro nazionale del Terzo settore.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni, dovrà definire la procedura per l’iscrizione nel Registro dei nuovi enti e le modalità con cui gli enti già iscritti nei registri territoriali dovranno “trasmigrare” nel Registro Unico Nazionale.
Quindi ci sarà un unico riferimento a cui guarderemo per avere indicazioni sulla trasparenza dei bilanci e sulle attività che svolgeranno gli enti che scelgono di essere ETS.
Quali sono questi vantaggi?
Deducibilità/detraibilità delle erogazioni liberali effettuate a favore degli ETS; social bonus; esenzioni e agevolazioni riconosciute ai fini dei tributi locali e delle imposte indirette; Non è poca cosa! Per questo stiamo dando un’accelerata a tutte le procedure per poter raggiungere, nel più breve tempo possibile, la piena operatività del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Anche su questo versante il dialogo istituzionale sarà sempre protagonista; con le Regioni si procederà alla definizione congiunta dei contenuti dei decreti attuativi riguardanti sia il registro che il sistema dei controlli.
Non credo proprio che per l’attuazione del Registro Nazionale del Terzo Settore ci vorranno anni; sia il Ministero del lavoro che le Regioni hanno la piena consapevolezza che non bisogna perdere di vista questo passaggio cruciale, anche alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale che in merito alla riforma del Terzo Settore ne ha acclarato la piena legittimità costituzionale.
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