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Stai sfogliando il n.89 Maggio / Giugno 2018
Sarajevo, la ricostruzione dopo le ferite |
Data di pubblicazione: Domenica, 20 Maggio 2018
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Apriamo sentieri di pace attraverso il dialogo
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Da quasi trent’anni è finita - con l’accordo di Dayton-Parigi - la guerra nei Balcani e la città martire e simbolo di quella stagione bellica, Sarajevo, è ancora oggi il crocevia di una stagione di impegno tesa a “costruire la pace”. In effetti si fa sempre molto frettolosamente il ricorso alle armi mentre poi - e Sarajevo ci insegna - non è così “automatico” vivere la pace all’indomani della fine delle ostilità. Oggi molti pensano che la stagione della pace sia ormai ben radicata in tutta la Bosnia Erzegovina, ma non è così scontato ricomporre un tessuto prezioso quando viene lacerato. Per qualsiasi opera d’arte serve sempre un restauro lungo e paziente e così è per Sarajevo oggi. Apparentemente la vivacità colpisce il visitatore e le bellezze naturali e storico-architettoniche allontanano il ricordo della guerra; dei raid dei blindati, delle violenze alle donne e ai bambini. Srebrenica è un nome da non dimenticare mai! Sarajevo è un impegno da non tralasciare. Dalle fosse comuni ai bianchi cimiteri, che a prima vista fanno pensare a colline innevate anche nella tarda primavera, il dovere di tutti è “fare memoria” affinché le ricorrenze non siano segni sbiaditi sul calendario. Il MCL - che da circa vent’anni collabora con Napredak e con il suo grande presidente Mons. Franjo Topic - ha saputo guardare a questa terra per “concretizzare una solidarietà”, che è andata ben oltre le sterili dichiarazioni e che oggi è segno di “dialogo vero” a “tutto tondo”. Senza il dialogo - ad ogni suo livello, da quello culturale a quello religioso e sociale - non si ricompone il tessuto civile, economico, culturale e sociale di un popolo: senza il dialogo si rischia di dimenticare. La prospettiva dell’adesione all’UE sembra avvicinarsi anche per la Bosnia-Erzegovina, e voglio qui ribadire che per questi Paesi è necessario trovare una deroga ai “parametri economici” da parte di Bruxelles. Noi non possiamo che continuare a sostenere una “società civile ancora debole” nel suo cammino per costruire una società più giusta, più coesa e, forse, per la prima volta in oltre cinquecento anni di storia recente, anche più libera. Sarajevo quindi come impegno per una solidarietà concreta ma anche - e soprattutto - come monito all’Europa, all’UE, a tutti noi. Nuove forme di terrore e di violenza serpeggiano oggi in Europa, in un’Europa che sembra vacillare di fronte alla sua storia. Nell’esperienza di Sarajevo c’è un significato che va ben oltre le circostanze ed essa ci ricorda la responsabilità di tutti per il bene comune. Il MCL nel suo gesto solidale ha saputo andare ben oltre il principio sociale della solidarietà e ne ha posto il suo significato di virtù morale al centro di un impegno che promuove la pace proprio attraverso la capacità di impegnarsi per il bene comune.
Pier Giorgio Sciacqua |
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