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Stai sfogliando il n.89 Maggio / Giugno 2018
La riforma del Terzo settore e i ‘pasticci’ di governo |
Data di pubblicazione: Lunedì, 21 Maggio 2018
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Il mondo dell’associazionismo e la riforma ancora monca
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Per il “Codice del Terzo settore” si è oramai accesa la luce rossa che segnala l’entrata in “riserva”. I giorni passano e molti dei provvedimenti necessari per far partire la riforma sono ancora di là da venire. Siamo stati facili profeti quando avevamo affermato che la procedura scelta dal governo rischiava di far impantanare la riforma nella palude del passaggio da una legislatura all’altra. Risultava incomprensibile la scelta dell’esecutivo di far sempre partire i provvedimenti dalla costituzione della Fondazione Italia Sociale e dalla “Impresa sociale”, lasciando sempre per ultimo quello che era il cuore della riforma, ovverosia il “Codice del Terzo Settore”. Tale comportamento, se all’inizio poteva sembrare dettato solo da superficialità, oramai pare, confermando i nostri peggiori sospetti, che sia stato in realtà voluto. Guarda caso il primo provvedimento che è giunto in porto, ed è già pienamente operativo, è quello che ha portato alla costituzione di quella Fondazione Italia Sociale voluta soltanto da Renzi contro l’intero mondo del Terzo Settore, e alla cui poltrona più alta è stato piazzato quel Manes, amico dello stesso Renzi, definito da il Fatto Quotidiano suo consulente finanziario personale. Il “Terzo Settore” è stato sempre ferocemente contrario a questa Fondazione, ma qualcuno del nostro mondo lo è stato solo a parole, perché nei momenti decisivi (vedi l’ultima riunione del Consiglio del Terzo Settore), ha trovato il modo di “distrarsi” per permettere al governo di completare l’opera. Noi non vogliamo pensare male, quindi reputiamo un caso che anche il percorso dell’Impresa sociale sarà sicuramente completato. L’Impresa sociale, guarda caso, è di interesse precipuo del mondo cooperativo che ha nel Terzo settore due autentiche “corazzate”: la Confcooperative e la Legacoop, sicuramente “distratte” nel caso della Fondazione Italia Sociale. Quello che invece non sappiamo, a questo punto, è se arriverà a compimento il Codice del Terzo settore, che è quello che interessa al vasto mondo dell’associazionismo e del volontariato. Sarebbe una vera e propria iattura se non si riuscisse ad adottare entro il 3 agosto almeno il decreto correttivo. Ancora non si ha notizia del decreto sull’art. 6 del d.l. 117, che riguarda le attività secondarie e strumentali, fondamentale per avere un quadro completo di quello che sarà l’impatto fiscale della riforma. Ad oggi, oltre i venti atti che ancora mancano per attuare il Codice, mancano anche tutti e quattro gli atti previsti per la riforma del Servizio Civile, e l’unico atto che serviva per completare la riforma del Cinque per mille. Questi sono gli adempimenti che servono realmente a quel mondo che tutti i giorni si impegna per stare accanto alle persone più bisognose di questo nostro Paese. Se la Fondazione Italia Sociale avesse tardato a nascere, non sarebbe successo nulla. Se le nuove norme sull’Impresa sociale fossero state approvate in un momento successivo, altrettanto non sarebbe successo nulla, e il mondo cooperativo avrebbe continuato tranquillamente a dedicarsi alle sue attività. Il limbo in cui si rischia ora di gettare le Associazioni di Promozione Sociale e le Organizzazioni di Volontariato, invece, incide pesantemente sulle loro possibilità di operare, senza tralasciare quel mondo di piccole associazioni, di cui è ricca l’Italia, che rischiano la stessa sopravvivenza. A questo punto l’unica speranza è che il Parlamento riesca ad esprimere al più presto un governo. E sperare che questo nuovo esecutivo prenda coscienza del problema e che, sopratutto, sappia di che cosa si tratta. Se la nuova maggioranza sarà di colore giallo-verde, come è presumibile che accada, occorre confidare nella loro capacità di acquisire velocemente le conoscenze di una materia che, ad oggi, è stata, per la strada scelta della legge delega, di quasi totale monopolio del governo, nella persona del Ministro Poletti e del sottosegretario Bobba. Sarà però anche compito del Terzo Settore sapersi “spiegare” e spiegare la riforma a questi nuovi soggetti, abbandonando la logica dei paludamenti ideologici che molti di noi amano indossare. Non sappiamo se il nuovo ipotetico esecutivo avrà la capacità di prendere in mano, gestire e portare a positivo completamento la riforma, possiamo soltanto sperarlo. Quello che sappiamo di certo è che, oltre i decreti correttivi, sono completamente da scrivere partite importanti quali quelle dell’Impatto Sociale, che grande preoccupazione solleva, e quella, altrettanto preoccupante del sistema dei controlli. Solo alla fine di questo lungo viaggio sapremo chi avrà tratto i maggiori vantaggi da questa nuova legge. Se i cittadini, le organizzazioni del Terzo settore, alcune di esse o il fisco. E si dovrà capire anche se ad avere vinto la partita saranno tutti i volenterosi che si sono impegnati per migliorare l’efficacia, la trasparenza e la democraticità del Terzo settore, oppure coloro che spacciano social investment, social innovation e imprese ibride come il futuro del welfare prossimo venturo.
Giancarlo Moretti |
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