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  Taccuino

Data di pubblicazione: Lunedì, 5 Marzo 2018

TRAGUARDI SOCIALI / n.88 Marzo / Aprile 2018 :: Taccuino

Taccuino

HOLLERICH NUOVO PRESIDENTE COMECE
I vescovi riuniti per l’Assemblea di primavera hanno eletto l’arcivescovo del Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich, nuovo presidente della Commissione dei vescovi accreditati presso l’Unione Europea (Comece). Tra i vicepresidenti eletto anche l’italiano Mariano Crociata, già segretario generale della Cei.
Hollerich, nato 59 anni fa, ha studiato alla Gregoriana come seminarista diocesano per poi entrare nella Compagnia di Gesù nel 1981. è stato responsabile della Jounesse Etudiante Chrétienne (JEC), docente al liceo Vauban prima di partire alla volta del Giappone. Al rientro ha conseguito la licenza in teologia a Francoforte ed è stato ordinato prete a Bruxelles nel 1990. Tornato in Giappone, ha insegnato all’Università Sophia di Tokio, di cui è stato vicerettore dal 2008 al 2011, anno in cui Benedetto XVI l’- ha nominato arcivescovo del Lussemburgo. Dallo stesso anno è anche membro Comece dove ha dato un significativo contributo al dialogo tra la Chiesa cattolica e le istituzioni europee convinto che: “I cristiani non rappresentano un gruppo che difende interessi di parte, ma cittadini europei impegnati insieme agli altri a costruire l’Europa, la nostra casa comune”. Nel 2013 era tra i vescovi europei che accompagnavano i giovani alla Giornata mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. Nello scorso mese di settembre è stato riconfermato presidente, per un secondo mandato, della Commissione Giustizia e Pace delle Chiese europee riunita a Taizé. “Sono pronto a lavorare insieme a tutte le persone di buona volontà che promuovono il rispetto e la tutela della dignità umana” ha dichiarato il neopresidente, confermando l’impegno della Comece di porre la persona umana e il bene comune al centro delle politiche dell’Unione Europea.

MCL: A LISBONA PER PARLARE DI EUROPA, DI LAVORO, DI MULTICULTURALITà
Una delegazione del MCL, guidata dal presidente Carlo Costalli, ha partecipato nei giorni scorsi, a Lisbona, a un seminario internazionale di studi - promosso dal centro portoghese Fidestra e da Eza - sul tema “Il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori per favorire l’integrazione dei migranti nella società e nel mercato del lavoro”. L’incontro si è aperto con una visita al Centro di Accoglienza dei rifugiati CPR a Lisbona ed è poi continuato a Fátima.
Il ruolo del dialogo interculturale e le emergenze del Portogallo, multiculturale da sempre (si pensi allo storico rapporto con le ex colonie lusitane), sono stati oggetto di un confronto tra esperienze fra rappresentanti del mondo del lavoro di Lituania, Polonia, Belgio, Italia, Francia, Spagna, Grecia, Slovacchia, Austria.
Un confronto interessante, che ha mostrato ancora una volta come il dialogo sociale resti il momento centrale per poter crescere 1di qualità nel sostegno ai lavoratori e nel ruolo che compete alle organizzazioni. Per il Mcl, insomma, ancor prima che le calamità e le guerre è nell’assenza di democrazia che si rafforza una politica di “fuga” di chi viene escluso da qualsiasi processo di sviluppo. Le priorità per un’Europa capace di rinnovare e plasmare il suo futuro passano attraverso l’impegno personale di tutti: chi guarda ancora indietro non riesce a vedere altro se non lo spettro delle divisioni, delle guerre, dell’incertezza.

IL MCL TORNA A SARAJEVO PER “SOSTENERE LE RAGIONI DEL DIALOGO”
Sarajevo: il nome di questa bella città bosniaca evoca immediatamente il ricordo della guerra nei Balcani e, nel MCL, viene subito associato a quello di Napredak, un’associazione di lavoratori cristiani capace di essere un centro di solidarietà permanente - prima, durante e dopo la dissoluzione bellicosa della ex Jugoslavia - e del suo presidente Franjo Topic: un uomo capace di forti gesti di dialogo.
Il MCL da vent’anni ha fatto, nei Balcani, della cooperazione con Napredak il momento centrale della sua originale azione tesa a favorire il dialogo: ad ogni livello, da quello culturale a quello religioso e sociale.
Il 13 e 14 aprile 2018 ritorneremo a Sarajevo per sostenere “le ragioni del dialogo” quale strumento essenziale per una pace sostanziale, pace che di fatto ancora non c’è. L’elemento nuovo è oggi rappresentato dalla prospettiva di integrazione europea che la Commissione ha lanciato: sembra una data lontana ma per la prima volta si è ripreso anche il percorso per la Bosnia Erzegovina.
Franjo Topic chiama ancora i rappresentanti di tutte le religioni e del mondo sociale ad un colloquio: il MCL sarà partecipe per sostenere la società civile ad assumere ancora con più determinazione un ruolo attivo nel sostegno alle politiche di integrazione europea. Il dialogo religioso diventa quindi la “necessità” che può favorire una più concreta “armonizzazione” delle diverse espressioni culturali e sociali del Paese.
La Bosnia Erzegovina, come tutti i Paesi dei Balcani Occidentali, ha grandi sfide da affrontare: da quella demografica e migratoria (i giovani vivono come unica possibilità lavorativa proprio la migrazione) a quella, strettamente collegata, del lavoro che non c’è per oltre la metà della popolazione.
Non è facile riunirsi per parlare di dialogo, di riappacificazione e di pace quando le ferite della guerra sono ancora aperte, ma Franjo Topic ha sempre detto che “solo dialogando insieme si può costruire la pace”, e per questo riflettere sul come “dialogare insieme” diventa un appuntamento che va ad incidere profondamente nel rafforzare le relazioni umane.
Carlo Costalli, che ha creduto molto in questa presenza del MCL nei Balcani Occidentali, ricorda sempre come il Centro per il dialogo di Trebevic - la collina da dove i soldati bombardarono la città - ne sia la testimonianza più autentica: se “i giovani si incontrano e lavorano insieme” sarà più facile guardare in avanti.

Un tempo di riflessione

Il tempo che stiamo vivendo, la storia che stiamo scrivendo, oggi, come cittadini e come cristiani, sollecita un’attenta riflessione per evitare la superficialità dei giudizi e il rischio dell’abitudine nell’agire.
In questo nostro tempo, che segna la nostra storia personale e comunitaria, è importante vivere da protagonisti, testimoni veri di valori spirituali e sociali. Questo tempo ci allontana dalla curiosità, dal vivere da spettatori, ma ci impone piuttosto di capire a quale tipo di testimonianza noi siamo chiamati e a darne visibilità con la nostra vita.
Un progetto cristiano che si proietta nella quotidianità, che non ci allontana dal contribuire a costruire una società più equa e carica di valori.
Un tempo, allora, dove è richiesta fortemente la difesa dei valori “non negoziabili”, fondamento di ogni vivere umano e sociale, un tempo che scorre a volte vuoto di costruttività, senza ideali e senza progetti, quindi senza meta. Sembra quasi che tutto si risolva con chiacchiere spesso urlate, spesso incapaci di trasmettere un messaggio, dimenticando che come diceva Papa Paolo VI (Santo fra breve) questo mondo ha bisogno “non di predicatori ma di testimoni”. Ho provato allora a trovare supporto a quanto volevo dirvi nella lettera a Diogneto, un testo anonimo risalente alla fine del II Secolo. E’ difficile conoscere il destinatario, questo Diogneto, anche se penso sia irrilevante; quello che mi piace è proporvi la lettura di quest’opera, che trovate anche in Internet, la troverete di una bellezza e attualità straordinarie, soprattutto ai capitoli 5 e 6 dove delinea la figura del cristiano e il suo vivere. Accenno qualche riga: “I cristiani non si differenziano dagli altri uomini… risiedono nella loro città… rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini… vivono nella terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo”.
Questo nostro tempo dove come cristiani, in cammino verso la Pasqua, lo stiamo vivendo con il richiamo della Quaresima, tempo di conversion... spesso lasciato al solo ricordo! Questo nostro tempo dove come cittadini siamo chiamati a dare il segno di una presenza non urlata, ma costruttiva e progettuale. Facciamo prevalere la ricerca di chi non ci lascia soli, ma accompagna anche il nostro modo di essere testimonianza.

Il Direttore
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