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Stai sfogliando il n.87 Gennaio / Febbraio 2018
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Crisi delle banche e Commissione parlamentare d’inchiesta: quando la verità si nasconde dietro un di |
Data di pubblicazione: Mercoledì, 31 Gennaio 2018
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Il vero problema del sistema bancario italiano è la scarsa redditività
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Nell’agosto di dieci anni fa scoppiava la crisi dei mutui americani. All’inizio sembrava che potesse rimanere circoscritta negli Usa ma nel corso del successivo lustro si è propagata nel resto del mondo e in particolare in Europa. Numerosi Istituti di Credito europei, in seguito alla crisi dei mutui sub-prime, hanno subito gravi perdite e sono stati salvati con interventi pubblici per evitare rischi sistemici come era avvenuto nel 1929. La scialuppa di salvataggio fornita dai Paesi che vedevano il loro sistema bancario compromesso coi titoli tossici americani, ha messo però in crisi le finanze pubbliche dei Paesi più vulnerabili. Nel nostro Paese tra la fine del 2007 e il 2008, invece, si è solo avuta una ‘crisi importata’ che ha provocato un repentino crollo delle esportazioni e, in seguito, del Pil. Nel nostro mercato del credito si è avuta pertanto solo una stretta creditizia. Molti all’inizio, compreso il nostro Ministro dell’Economia di allora, si auto-compiacevano di come, grazie ai modelli di business fondati meno sulla banca d’investimento e più su quello della banca commerciale che fa raccolta, il nostro sistema bancario sembrasse all’apparenza più solido rispetto a quello di molti altri Paesi. La crisi dei debiti sovrani però coinvolge pesantemente l’Italia anche se non erano stati attivati i salvataggi bancari. Le ragioni son dovute all’elevato debito pubblico che sembrava fuori controllo ed alla produttività stagnante del nostro settore produttivo. A cavallo della crisi dei subprime e di quella dei titoli pubblici europei, molti Paesi del vecchio Continente, come ricordato, hanno impiegato molti ‘soldi pubblici’ per la creazione di ‘bad bank’ che avevano il compito di mettere nei loro bilanci i titoli tossici o per la ricapitalizzazione dei rispettivi sistemi bancari. L’Italia, invece, restava alla finestra. Le ragioni sono state più d’una. Nello specifico due: 1) non vi era piena consapevolezza politica della criticità del nostro sistema bancario che, seppur appesantito dall’elevata quantità di debito pubblico italiano detenuta nel portafoglio, era considerato ancora abbastanza solido; 2) il precario stato delle finanze pubbliche lasciava pochi margini di manovra. Si arriva così al rientro (ma non alla soluzione definitiva) della crisi dei debiti sovrani, grazie all’attivazione del quantitative easing da parte della BCE gestione Draghi e alla lenta presa di coscienza dei problemi di salute del nostro sistema bancario, in prevalenza nell’area dei crediti alle famiglie ed alle imprese. Le nostre autorità di Governo ed il dibattito pubblico nazionale conservano però ancora, erroneamente a nostro avviso, l’immagine di un sistema bancario tutto sommato solido, ma reso fragile nell’attuale fase dall’esistenza di alcune mele marce. La presenza nel sistema solo di alcuni Istituti bancari in difficoltà a causa di cattive gestioni imprevidenti o incapaci, aggravate dalla profonda recessione. Così, dopo l’iniziale soddisfazione, e la negazione del problema durante la crisi del debito sovrano, arriviamo al panico della terza fase, che forse sta inducendo qualcuno a non voler gettare pienamente luce sul settore, non ricercando in profondità le cause strutturali della crisi, per timore di quello che potrebbe succedere. L’istituzione della ‘Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario’ presieduta da Pierferdinando Casini equivale a mettere una foglia di fico sul problema e a far passare l’idea di problemi circoscritti. Non siamo d’accordo pertanto col Governatore Visco quando, nella sua testimonianza in Commissione, ha affermato che: “il forte deterioramento degli attivi delle banche (…) sono in primo luogo l’inevitabile conseguenza della (…) recessione che ha colpito l’economia italiana”. Le principali criticità del nostro sistema bancario italiano devono essere ricercate nella bassa redditività prodotta, la cui gestione non va lasciata nelle mani dei banchieri ma è un aspetto sul quale deve essere esercitata la vigilanza della Banca centrale. L’attuale regolamentazione e supervisione praticata dagli uomini di via Nazionale, poco attenti alla redditività, è stata carente e questo non ha messo al riparo il nostro sistema bancario dai rischi di solvibilità derivanti dall’accumulo di ‘crediti deteriorati’.
Marco Boleo |
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