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Stai sfogliando il n.87 Gennaio / Febbraio 2018
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Un rinnovato impegno dei cattolici in politica |
Data di pubblicazione: Giovedì, 8 Febbraio 2018
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Carlo Costalli, Presidente Nazionale MCL
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Nel contesto molto difficile del tempo presente, i cattolici debbono recuperare le ragioni di una presenza e di un impegno in politica di fronte alle condizioni attuali nelle quali essa opera e a come si caratterizza il potere. Come possiamo non sentire, ora, l’urgenza di una rinnovata responsabilità pubblica, andando oltre le iniziative individuali? Occorre un rinnovato impegno che sia capace di aggregare, coordinare, magari anche Federare, realtà sociali, fino ad arrivare ad un’adeguata rappresentanza politica e istituzionale. Oggi, pur in presenza di risorse culturali e umane di qualità, sembra che nel nostro Paese i conti non tornino più. Non si sa da dove cominciare la ripresa, tanto la tela è sfilacciata. Davanti ad un quadro desolante nei fatti - nonostante i tanti italiani onesti e laboriosi e i tanti credenti che hanno conservato la consapevolezza che la loro fede viene da lontano - i cattolici da tempo non sanno elaborare una proposta organica, coerente, unitaria, lungimirante e, soprattutto, chiaramente ispirata alla propria tradizione, alla propria dottrina, inclusa la Dottrina sociale della Chiesa, alla propria fede. Una proposta cattolica insomma. Non hanno saputo elaborarla e soprattutto non hanno saputo farla insieme. La difficoltà viene sicuramente dal quadro oggettivo esterno ma, come sempre accade in questi casi, viene ancor di più dalle debolezze interne al mondo cattolico. Non l’abbiamo saputa fare perché troppi fra di noi pensano che non si debba fare: noi sicuramente non siamo fra questi. Non si tratta solo di avere idee diverse su cosa proporre, certo c’è anche questo, per molti si tratta di non ritenere che i cattolici, in quanto tali, debbano, possano, sappiano, fare una proposta. Si tratta - dice Mons. Crepaldi - di “una diserzione teologicamente ben argomentata, anche se, a mio avviso, non adeguatamente motivata”. Questo, più o meno, ha fatto fallire i tavoli di confronto e le varie iniziative; ha prodotto documenti di convergenze ambigue che in breve tempo sono “spariti” senza lasciare traccia e prese di posizione (o azioni) tipiche di un’etica civile senza Cristo, secolarizzando ulteriormente la fede cattolica e atrofizzando quanto di specifico essa può dare nell’ambito pubblico; ha illuso di essere adeguatamente presenti solo umanizzando i progetti (o i partiti) altrui, progetti che nel frattempo avevano preso congedo dall’umano (se non addirittura diventati “avversari” dell’umano): basti vedere alcune leggi votate anche da questo Parlamento. E ci siamo salvati la coscienza rifugiandoci nel volontariato: cosa buona, ma altra cosa… Dice ancora Mons. Crepaldi: “l’Italia ha bisogno dei cattolici, i cattolici hanno bisogno dell’Italia. Siamo giunti alla fine di un ciclo ed è giunto il momento di guardare avanti insieme”. I cattolici, come in altri momenti della storia della Nazione, hanno un posto particolare in questa necessaria ripresa. Per essere all’altezza essi devono parlare “da cattolici”, con tutto il peso del riferimento alla propria fede e consapevoli che essa è - per virtù propria - “capace di creare cultura, di muovere gli animi e le braccia, di infondere fiato e lena a chi vuole costruire la città terrena in una prospettiva di ampio respiro” (Mons. Crepaldi). Noi consideriamo irrinunciabili e dirimenti questi nodi: la sussidiarietà, anzitutto come rispetto della persona in ogni istante della sua vita e come valorizzazione dei corpi e delle comunità intermedie; il lavoro, “un buon lavoro”; la libertà di educazione; il rispetto dell’identità (anche religiosa) del nostro popolo; l’equilibrio dei poteri. Tutto ciò costituisce il nerbo della democrazia sostanziale e la condizione per il bene comune, oltre a rappresentare l’originalità del nostro Paese e la sua responsabilità e centralità in Europa. E anche su “quale Europa vogliamo” dobbiamo fare opportuni approfondimenti. L’Europa è la prospettiva principale intorno alla quale ruota tutto. Ma dobbiamo rafforzarla ritrovando la logica delle origini, ripartendo dal popolarismo di De Gasperi, Adenauer e Schuman, i Padri fondatori dell’U.E. Quella stessa logica che diede vita anche al trattato CEE e al tentativo di costruire una comunità europea di difesa. Io credo che proprio all’Italia sia affidato, ora, il compito del rilancio politico dell’Europa.
Carlo Costalli Presidente Nazionale MCL |
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