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A Roma gli Stati Generali della Famiglia: parla Gigi De Palo |
Data di pubblicazione: Domenica, 8 Ottobre 2017
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Famiglia: è il tempo delle risposte e delle decisioni politiche
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Ci siamo: Roma ha appena ospitato, il 28 e 29 settembre, la terza Conferenza nazionale sulla famiglia. Una due giorni organizzata dal Governo, particolarmente ‘calda’ visto il tema al centro del dibattito: la famiglia appunto, le sue difficoltà e le sue metamorfosi. Ne abbiamo parlato con Gigi De Palo, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari.
Dopo decenni di silenzi e di politiche del tutto insufficienti e inadatte a sollevare il peso schiacciante che le famiglie sono costrette a sopportare, la terza Conferenza nazionale sulla famiglia, che si è tenuta a Roma, in Campidoglio, a fine settembre, sebbene in ritardo rispetto alle previsioni di legge, rappresenta comunque un segnale di rinnovata attenzione alla famiglia e alle tante criticità che è costretta ad affrontare. Cosa si aspetta dal dibattito che ne verrà?
Un primo risultato ce l’abbiamo già: questa Conferenza tanto voluta e tanto necessaria non era affatto scontata, specie dopo le dimissioni del ministro Costa. Solo la pervicacia ed il pressing delle associazioni familiari ha consentito di arrivare a questo punto. Ed ora cosa ci aspettiamo? Concretezza. Basta analisi, è giunto il momento di fare, tutti insieme, sintesi. Ora è il tempo delle risposte, delle decisioni politiche. Del “cosa fare” soprattutto per il bene del Paese.
Le famiglie e il privato sociale hanno fin qui fatto da ammortizzatori sociali nella crisi e possono ora contribuire in modo decisivo alla risalita. Quali le proposte del Forum delle Associazioni Familiari?
La principale proposta che porteremo sarà come sempre il FattoreFamiglia. Se anche l’Istat ha dimostrato che una delle prime cause di povertà per le famiglie è la nascita di un figlio vuol dire che c’è qualcosa che non funziona nel trattamento fiscale che lo Stato riserva alle famiglie. Il FattoreFamiglia rimetterebbe le cose a posto e se ne sono accorti anche i molti politici e membri del governo con i quali abbiamo avuto occasione di esaminare ed affinare la proposta iniziale. La nostra proposta è concreta, applicabile, apprezzata. Adesso occorre “solo” la volontà politica di realizzarla.
Non solo gli Stati Generali della famiglia: il prossimo autunno si preannuncia particolarmente ‘caldo’ anche per la legge di stabilità che inevitabilmente darà importanti indicazioni su quanto, realmente, la famiglia stia a cuore al legislatore, ma anche - e non di minore importanza - per il dibattito che si terrà a Cagliari a fine ottobre nel corso della Settimana sociale dei cattolici italiani. Come interpreta questo fermento politico?
La prossimità della discussione della legge di stabilità non è una pietra di inciampo. Anzi è una delle ragioni della testardaggine con cui abbiamo insistito perché la Conferenza si facesse e si facesse ora. Dal Governo sono arrivati nelle scorse settimane dei segnali di impegno per la famiglia, perché quei segnali si concretizzino e portino a fatti tangibili è importante che arrivi una presa di posizione da parte della società civile nel suo insieme. E quale occasione migliore di una Conferenza nazionale che si riunisce ad una manciata di giorni dalle scelte del Governo? Una prossimità tale che i politici non possano dimenticare la voce del Paese. A Cagliari si parlerà di lavoro. Famiglia e lavoro sono strettamente collegati: il futuro del nostro Paese non può prescindere da questo binomio.
E in questo contesto i cattolici quale ruolo possono giocare?
I cattolici hanno un ruolo fondamentale, ma non se ne rendono conto. invece di fare a gara a chi conta di più, a chi andrà prima in Parlamento, a chi ottiene più visibilità mediatica, dovrebbero guardarsi negli occhi, parlarsi e ricominciare a seminare. Il vero problema è che abbiamo smesso di seminare. Vogliono tutti raccogliere senza aver seminato e, allora, si schiacciano quelle piantine che piano piano stanno venendo su. Che senso ha ottenere una poltrona e, poi, essere irrilevanti? Diamoci 5/6 anni di tempo. Seminiamo, lavoriamo, studiamo. Poi tiriamo le somme.
La crisi profonda che vive la famiglia investe non solo gli aspetti valoriali su cui è fondata, ma risente profondamente anche di un contesto sociale sempre più parcellizzato e individualista, sempre più lontano da una visione solidale della convivenza civile… In questo quadro anche i corpi intermedi e il vasto mondo dell’associazionismo finiscono per essere esautorati, svuotati della loro funzione. Cosa ne pensa? Come invertire la rotta?
Anche i corpi intermedi, le nostre associazioni, devono ripensarsi. Devono fare un salto di qualità. Devono aggiornarsi e crescere perché vedo ancora un grande “digital divide” verso il mondo esterno. Non solo riguardo la capacità di abitare i social network, ma anche riguardo la progettualità e la raccolta fondi. Se prima era tutto dovuto, adesso è aumentata la “concorrenza” e bisogna ogni giorno rispondere a questa domanda: ha ancora senso la mia associazione? Quale valore aggiunto porta al Bene Comune? Spesso è più facile trovare un capro espiatorio a cui dare la colpa perché le cose non vanno bene piuttosto che spaccarsi la schiena lavorando ogni santo giorno per migliorare le cose. Nei miei giri tra le associazioni della Penisola, ho incontrato gente eccezionale. Uomini e donne santi che ogni giorno fanno il bene del Paese lavorando silenziosamente, risolvendo problemi apparentemente insormontabili.
Fiammetta Sagliocca
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