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Stai sfogliando il n.83 Marzo / Aprile 2017
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Job Act e voucher: quale futuro? |
Data di pubblicazione: Martedì, 7 Marzo 2017
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I tre quesiti referendari sul lavoro proposti dalla Cgil
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La Cgil ha, nei mesi scorsi, raccolto più di un milione di firme a supporto della sua Carta dei diritti universali del lavoro ed ai tre quesiti referendari ad essa legati: abrogare l’abuso dei voucher e le norme che impediscono il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi ed aumentare la trasparenza in materia di appalti. In quest’ultimo caso, ad esempio, l’abrogazione delle norme vigenti che, secondo il sindacato guidato dalla Camusso, limitano la responsabilità solidale degli appalti si propone di difendere i diritti dei lavoratori occupati in appalti, e sub appalti, coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando, allo stesso tempo, le pratiche di concorrenza sleale messe in campo dalle imprese non rispettose del dettato normativo. L’obiettivo è, quindi, quello di rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Ripristinando, insomma, la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, si ritiene che si potrebbe garantire la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita dell’impresa. Il secondo quesito, è, per semplificare, quello sull’articolo 18. Secondo la normativa vigente post #jobsact, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un’indennità che cresce con l’anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità per le imprese superiori ai 15 dipendenti. In questo caso la Cgil chiede attraverso il referendum che il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo sia esteso anche per le aziende sotto i 15 dipendenti, fino ai 5. Vi è poi il referendum sul tema più “caldo” di questi giorni: il cd “voucher lavoro”. Secondo la CGIL, infatti, sempre più spesso, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi pagati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali. Sempre per il sindacato “rosso”, quindi, è necessario cancellare i voucher perché questi non combattono il lavoro nero, bensì il loro utilizzo fraudolento determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro irregolare. Sulla legittimità di questi tre quesiti è stata chiamata a decidere, quindi, la Consulta. Sono stati così ammessi i quesiti relativi ad appalti e voucher e rigettato (come si prevedeva) quello, la cui ammissibilità avrebbe probabilmente portato ad elezioni politiche a breve, sull’art. 18. In questo quadro qualche riflessione, e numero, in più merita, certamente, il referendum sui cd “voucher lavoro”. L’Inps, ad esempio, ci dice che nel gennaio 2017 le vendite dei voucher, pari a 8,9 milioni, si sono stabilizzate su livelli sostanzialmente analoghi a quelli dello stesso mese dell’anno precedente (8,5 milioni), con un modesto incremento del 3,9%. La forte flessione nella crescita della vendita dei voucher, sempre più marcata a partire da ottobre 2016, risente certamente degli effetti del decreto correttivo del #jobsact con cui sono stati introdotti obblighi di comunicazione preventiva in merito all’orario di svolgimento della prestazione lavorativa pagata con i buoni. Un primo passo nella giusta direzione sembra, quindi, essere già stato fatto. Un altro passaggio è comunque necessario per evitare che gli italiani siano chiamati ad esprimere il loro giudizio sul tema che, almeno sulla base dei sondaggi disponibili, sembra molto critico. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di tornare alla formulazione originaria della norma presente nella Legge Biagi del 2003. Il rischio, infatti, è che con il referendum si elimini un prezioso, se utilizzato correttamente e con limitazioni di buonsenso, strumento di flessibilità e si irrigidisca ulteriormente il mercato del lavoro italiano post #jobsact.
Giancamillo Palmerini
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