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Stai sfogliando il n.77 Marzo/ Aprile 2016
“Guerre di religione, guerre alla religione” |
Data di pubblicazione: Giovedì, 21 Aprile 2016
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Presentato a Roma il VII Rapporto sulla DSC nel mondo
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Il 6 aprile presso Radio Vaticana è stato presentato il VII Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, a cura dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, Osservatorio con il quale il Movimento Cristiano Lavoratori collabora ormai da anni. Il tema del Rapporto quest’anno è “Guerre di religione, guerre alla religione“, un argomento che coglie uno degli snodi drammatici che caratterizzano la nostra epoca, come ha sottolineato nel suo saluto il presidente MCL Carlo Costalli. Proprio Costalli ha citato una famosa frase dello storico discorso di Papa Benedetto XVI a Regensburg: “ciò che è contro la ragione non viene da Dio”. E la guerra è la massima contraddizione della ragione. Questa contraddizione che lacera il mondo moderno vede i cristiani in prima fila come martiri sia delle guerre di religione sia della guerra alla religione. Eppure eventi come la presentazione di questo rapporto ci aiutano a trasformare le preoccupazioni in speranza. Allo stesso modo Mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e Presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân – nel dibattito moderato dal giornalista di Avvenire, Andrea Galli – ha voluto mettere in evidenza il nesso tra le tensioni del nostro mondo e le paure dell’uomo moderno. Non si può far finta di nulla, non si può pensare di credere che dietro queste tensioni, pur non venendo meno motivi di carattere geopolitico o economico, non vi sia anche una forte matrice religiosa e, dunque, non si può non pensare alla connessione tra le guerre e le migrazioni, che sono il grande fenomeno che caratterizza la nostra epoca. Se le vecchie alleanze scricchiolano sotto il peso delle nuove minacce, i modelli di multiculturalismo hanno mostrato tutta la loro debolezza, una debolezza che chiede di ripensare i modelli di accoglienza. Dietro tutto questo emerge una grande paura. Forse il cuore della questione è proprio la nostra paura che ci fa schizofrenicamente saltare da un estremo all’altro, dal rifiuto caratterizzato dalla costruzione di muri all’accoglienza senza criteri. Ma quale risposta si può dare alla paura? Cosa ci libera dalla paura? La risposta ce la dà Papa Francesco: la Misericordia. La Misericordia è l’unico antidoto possibile contro il terrorismo, perché la Misericordia purifica tutte le relazioni umane. Non dobbiamo temere la drammaticità del nostro tempo, neanche le debolezze del nostro mondo che stanno prepotentemente emergendo sotto la pressione di tanti tragici eventi, perché altro non sono che un luogo da evangelizzare. Di fronte alle guerre di religione e alla guerra alla religione – che si svolgono nel cuore dell’Occidente – la Chiesa non può che proporre, oggi come sempre, “le verità della propria fede, nella quale Misericordia e verità si incontrano. La misericordia di Dio ci fa essere misericordiosi, e questo ci colma di speranza anche nelle difficoltà“. La professoressa Anna Bono, antropologa e docente di Sociologia dei processi culturali presso l’Università di Torino, ha sottolineato che quelle che ci minacciano sono guerre antiche, il lungo conflitto tra sunniti e sciiti. Pur con tutte le proporzioni del caso, si tratta di una riproposizione in chiave post moderna (con tutti gli strumenti moderni, a partire dai media) del confronto tra questi due diversi tipi di Islam. Altrettanto preoccupante è la guerra alla religione, particolarmente forte nei Paesi comunisti, uno su tutti la Corea del Nord. Allo stesso tempo i cristiani sono la minoranza che subisce le maggiori persecuzioni, a partire da alcuni Paesi islamici e dall’India. Questo però non deve far dimenticare un altro dato allarmante: i cristiani sono perseguitati anche in luoghi che dovrebbero essere il baluardo della libertà e dei diritti umani, come l’Occidente. Infine, occorre ricordare come le guerre e le persecuzioni stiano svuotando interi Paesi, in Medio Oriente e in Africa, dalle popolazioni cristiane, oggi costrette all’esilio. E dai luoghi martoriati della Bosnia, il prof. Franjo Topic, Presidente di Napredak (Sarajevo), ha portato la sua testimonianza carica di speranza: una speranza non facile, ma che non si rassegna alle difficoltà e al dolore. L’uomo europeo moderno sembra essere caratterizzato da due fattori: l’indifferentismo religioso e il consumismo. Inoltre l’Europa è segnata da una cultura che prende i valori cristiani, ma che li svuota del loro contenuto, anzi della loro essenza: il Dio incarnato. Proprio il Dio incarnato, invece, spiega la vocazione del cristiano a prendersi cura del sociale senza ridursi, però, ad essere un’opera sociale. è un dramma culturale, come lo chiamava Papa San Giovanni Paolo II, del quale non riusciamo a liberarci. In questo clima non è facile proporre un’idea diversa da quella dominante, né è facile opporsi al terrorismo o all’estremismo neppure per i musulmani, anche se qualcuno, come in Bosnia, cerca di farlo. Eppure bisogna sempre ricordare che non esiste una guerra santa, perché solo la pace è santa. Da dove ripartire? E soprattutto, cosa possiamo fare noi in mezzo a questi fenomeni che ci investono in pieno, ma nei confronti dei quali sembriamo non avere alcun mezzo per influire? Forse occorre ripartire dal nostro vissuto quotidiano, da opere che, pur piccole, testimoniano la possibilità di una vera vita comune: come il centro multimediale per i giovani a Sarajevo, le opere in tanti territori del terzo mondo, il sostegno alla chiesa in Medio Oriente o la campagna Dal seme al cibo, o i dibattiti culturali a partire proprio dalla presentazione di questo Rapporto. E tenere sempre vivo e lasciare che dia frutto quanto abbiamo vissuto alla presenza del Santo Padre lo scorso gennaio, ricordando, appunto, che la risposta alla paura è la Misericordia.
Giovanni Gut |
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