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  Dai territori un nuovo protagonismo politico dei cattolici

Data di pubblicazione: Giovedì, 28 Aprile 2016

TRAGUARDI SOCIALI / n.77 Marzo/ Aprile 2016 :: Dai territori un nuovo protagonismo politico dei cattolici

di Carlo Costalli, Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

Assistiamo da tempo a una serie di attentati alla qualità della democrazia.
Una democrazia sempre più formale, sostanzialmente lontana dal popolo (quando non sua avversaria). Vediamo posto in essere un rinnovato centralismo, accompagnato dal cedimento alle tentazioni tecnocratiche e dal lobbismo opaco dei poteri forti. Con una contrazione degli spazi di libertà e partecipazione dei corpi intermedi, letti sempre più, quando non si riducono a una mera logica funzionale, quali avversari da imbrigliare (gufi). Una logica che attraversa gli schieramenti politici, largamente condizionati da una perniciosa auto-referenzialità: imbrigliati nell’autoreferenzialità. L’allargamento di una sub-cultura individualista, in questo quadro, è parte e non avversario di questa larga azione di indebolimento dell’umano.
Le cosiddette opposizioni populiste non rappresentano una reale e profonda alternativa, assumendo al massimo un ruolo meramente reattivo privo di un qualificante ed efficace contenuto d’alternativa e di prospettive.
Nei territori, là dove il popolo è profondamente radicato e all’opera, esistono esperienze di salvaguardia del valore profondo della democrazia. Potremmo definirle “minoranze creative”. Minoranze che opportunamente connesse in una rete, agile quanto forte sui nodi essenziali, potrebbero ridar voce alla “maggioranza silenziosa” che rischia di cedere allo sconforto, al pessimismo, alla rassegnazione.
La politica degli schieramenti e dei lontani giochi di Palazzo non presta più attenzione, se non saltuaria e strumentale, a questo dinamismo carsico fatto di capacità di autogoverno (e risposta) della società civile e di rappresentanza reale nelle Istituzioni Locali. In queste “piccole patrie” rimane spesso viva e vitale una visione dell’uomo e una pratica dei valori che potrebbe, opportunamente portata a “somma positiva”, rappresentare un deposito d’energia per dare nuova forza alla democrazia in questo Paese. Dare degli strumenti a questa possibile rinascita non può non essere sentito come un compito importante da quei cattolici educati alla decisività di una presenza originale nello spazio pubblico. Un’azione dei cattolici, perciò, non settaria o sterilmente identitaria.
Nel locale, negli ultimi anni, verificata sempre più la debolezzadello strumento politico, sono nati migliaia di tentativi civici. Una realtà cui i cattolici, memori del municipalismo sturziano, non possono non guardare con interesse. La politica non può essere esclusiva solo dei partiti, soprattutto di questi partiti. Non hanno soggettività politica solo i partiti, soprattutto se non si rinnovano. I cattolici, quindi, nell’incontro con laici (non laicisti) possono costruire una rete incidente sulle dinamiche della politica. Farsi “movimento popolare” capace di promuovere iniziativa politica autonoma, costruendo le condizioni per avere una forza capace di conquistare e soprattutto condizionare “l’ospitalità” in schieramenti e partiti, scegliendo magari come criterio il mettersi in gioco in quelli non nominalmente avversari della loro visione antropologica e valoriale (almeno in questa fase). E in questa fase - e la politica si fa nelle condizioni date con l’ambizione di modificarle attraverso il proprio contributo specifico - questa presenza può essere capace di generare una virtuosa trasversalità e impedire l’affermazione di una visione tesa a “trasformare le persone in cose”.
Si tratta, insomma, di agire davvero come “minoranza creativa” nella costruzione del maggior bene comune possibile.
La manifestazione del Circo Massimo, il 30 gennaio scorso, è stata un’ulteriore prova di quella che è una delle più importanti novità politiche di questa stagione: il movimento popolare spontaneo che si è opposto allo snaturamento ed allo smantellamento della famiglia.
Un movimento di resistenza all’omologazione e all’imposizione attraverso il costume e la legislazione di una riduzione dell’umano.
Un fatto, per molti versi, inaspettato, specialmente per quanti nel fronte laicista hanno finito per credere (e non è la prima volta) che le loro interpretazioni e la realtà coincidessero. Questo movimento, vera autentica dissidenza capace di concretizzare un “potere dei senza potere”, è largamente costituito dai cattolici che hanno autenticamente interpretato l’invito a un nuovo protagonismo del laicato più volte riproposto da Papa Francesco.
Ciò che rimane del cattolicesimo politico è arrivato dopo (quando sono arrivati), alcune volte al traino. Il cattolicesimo politico, più che attardarsi nel gioco di Palazzo, può ripartire dalle piazze, dalle periferie, dal territorio, anche dagli Enti Locali.
Si tratta di assumersi, ognuno di noi, la responsabilità di lavorare per rompere il perenne tentativo di isolare il ruolo dei cattolici dall’impegno pubblico, di blandirne l’irrilevanza, di relegarli nel privato o al massimo ad una testimonianza di un qualcosa che si ritiene appartenga ad una fase storica ormai superata. Noi lo stiamo facendo: la Conferenza Nazionale MCL degli Enti Locali dell’11 e 12 marzo ne è un esempio tangibile. Investire in quel potenziale di sviluppo della democrazia, che ancora esiste nel Paese ed è disponibile (e di cui anche noi facciamo parte, anzi siamo una parte importante), diventa sempre più indispensabile. Necessitano radici storiche, capacità progettuali, valori radicati, passioni. E solo dai nostri territori, dalle comunità locali, dal nostro popolo può nascere una passione, una sfida ad impegnarsi ed anche una classe dirigente adeguata a queste battaglie. Queste cose non si creano per decreto (tanto caro - il decreto - ai nostri governanti), né “nei palazzi romani”!
La presenza negli Enti Locali (o il rapporto con gli Enti Locali) diventa strategica per questo progetto. A Comuni, Consorzi, Aree Metropolitane, Regioni verrà affidata sempre più la gestione dei Servizi di welfare e tanti temi che riguardano le famiglie. Dobbiamo, intanto, iniziare da queste elezioni amministrative e continuare dopo, ssere sempre più attenti, confrontarci, cercare di incidere, partecipare, fare rete sul territorio, costruire alleanze: ci candidiamo così - consapevoli delle difficoltà che incontreremo, ma anche consapevoli della nostra storia, della nostra forza e dei percorsi coerenti fatti in questi anni - a guidare, se necessario, questo progetto verso lidi ambiziosi.

Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori
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