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Stai sfogliando il n.73 Agosto / Settembre 2015
Rivista in pdf non allegata
A maggio 2016 una settimana formativa sul dialogo sociale e interreligioso |
Data di pubblicazione: Venerdì, 9 Ottobre 2015
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I giovani MCL a Sarajevo per aiutare il dialogo interreligioso
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Sono passati 20 anni, 20 anni esatti dalla fine della guerra in quella che oggi è indicata come la ex Jugoslavia. Al suo posto, al posto di quella che fu la terra del maresciallo Tito, sulle carte geografiche di oggi ci sono nuovi nomi e nuove repubbliche, dalla Croazia alla Serbia passando per il Montenegro e la Slovenia. E una menzione particolare merita la Bosnia-Erzegovina, uno dei nuovi Stati nati dalla disintegrazione della Jugoslavia e probabilmente quello che più di tutti ha pagato, in termini di vite umane e distruzioni materiali, il peso della separazione. Sarajevo, città ricca d’arte e di storia, oggi capitale della giovane repubblica, porta infatti ancora oggi, a 20 estati di distanza, i segni di quel conflitto. I suoi palazzi, quasi tutti, dai palazzoni stile sovietico alle costruzioni di epoca austriaca, mostrano ancora le cicatrici dell’assedio, lunghissimo, di cui questa città fu ostaggio. Le ferite della guerra (1992-1995) sono ancora evidenti. Una pace raggiunta ma che produce, nella comunità croata, un sentimento di ingiustizia. Una cattiva situazione economica, tra disoccupazione e corruzione. E un mosaico religioso sul quale pesano gli interessi di potenze estere, l’attenzione di Mosca sull’ortodossia serba e l’influenza wahabita dei Paesi del Golfo sull’islam autoctono. E’ questo il problematico quadro che anche Papa Francesco ha ricordato nel suo viaggio a maggio. In tale contesto, i giovani rappresentano la strada per una riconciliazione, per una convivenza tra le diverse componenti etniche e confessionali. Questa è anche la convinzione, su cui si fonda l’operato di Napredak, un movimento fatto di cattolici che in occasione del 25° anniversario associativo, ha radunato 150 giovani per una conferenza di due giorni nel Centro scuola cattolica S. Giuseppe a Sarajevo, dal 18 al 20 settembre 2015. All’incontro erano presenti anche il primo membro della Presidenza della BiH Stjepan Kljuic, il vescovo militare in Bosnia-Erzegovina Mons. Tomo Vuksic, il rappresentante dell’arcivescovo di Vrhbosna, Mons. Mato Zovki , ex studioso di Napredak, l’ex vice presidente di Napredak Ivica Saric e, naturalmente, il presidente in carica di Napredak, Franjo Topic. Tra gli amici di Napredak anche il MCL, presente con una sua delegazione di giovani. Il MCL conosce bene la realtà di Sarajevo e le sue problematiche e sa quanto pesano ancora il potere della criminalità organizzata, la povertà e la disoccupazione, soprattutto quella giovanile che sfiora quasi il 50%. Tanti profughi, che erano fuggiti durante la guerra, hanno provato a rientrare nelle loro zone di origine ma sono dovuti ripartire per mancanza di lavoro e di uguali diritti rispetto alle altre componenti della società. Per questo i giovani bosniaci si sentono senza prospettive, non vedono un futuro davanti a sé e cercano vie di fuga. Molti crescono senza aver potuto fare tesoro dall’incontro coi coetanei di differenti etnie o religioni. Da queste motivazioni e dalla ormai consolidata collaborazione tra Napredak e MCL, nel 2011 è nato il Centro Multimediale per il Dialogo: una struttura di 970 mq, situata a 7 km da Sarajevo, a 1300 mt di altezza, sul monte Trebevic, da dove i cecchini serbi negli anni ‘90 sparavano sui concittadini bosniaci e croati. La “casa”, così comunemente denominata, è dotata di 40 posti letto e varie sale destinate a ospitare seminari, conferenze, eventi culturali e artistici, convegni, occasioni di aggregazione e di dialogo fra i giovani di diverse etnie, culture, religioni. Nella sua recente visita a Sarajevo la delegazione MCL è dunque tornata a visitare il Centro, in preparazione di una settimana formativa sul dialogo sociale e interreligioso prevista per il maggio prossimo e che vedrà la partecipazione anche di un gruppo di giovani del MCL. L’intento di questo percorso è quello di riportare all’attenzione la convivenza delle tre fedi - musulmana, ortodossa e cattolica -: una convivenza che oggi è profondamente in crisi, posto anche che gli accordi di Dayton non sembrano garantire uguali diritti a tutte le componenti etniche della città che Giovanni Paolo II, nel 1997, aveva definito la “Gerusalemme d’Europa”.
Maria Pangaro |
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