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Stai sfogliando il n.72 Giugno / Luglio 2015
L’Ue e gli immigrati: prove tecniche di valori comuni |
Data di pubblicazione: Sabato, 30 Maggio 2015
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L’Ue divisa sulla redistribuzione delle quote di immigrati. Costalli: “Serve una vera politica estera comune”
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Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla. ‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa della proposta della Commissione per la redistribuzione delle quote di immigrati, che sta creando non poche frizioni fra gli Stati membri Pierpaolo Arzilla
L’Europa decide. E si divide. I 28 si preparano all’ennesimo scontro sull’immigrazione, e nello specifico sulla proposta della Commissione sulle quote obbligatorie di redistribuzione dei profughi già arrivati in Europa. Mentre l’Italia incassa uno “sconto” di 24mila rifugiati, che secondo i calcoli dell’esecutivo Ue dovranno lasciare il nostro Paese entro 2 anni per essere accolti altrove (dalla Grecia ne usciranno invece 16mila), il Consiglio dei ministri degli Interni del 15 e 16 giugno dovrà trovare la quadra in una mediazione che si annuncia molto complicata, non fosse altro perché l’ambiance non sarà delle più idilliache. La Commissione propone infatti che ad accollarsi la maggioranza dei 24mila rifugiati che lasceranno l’Italia, siano Germania (5258), Francia (4051), Spagna (2573), Polonia (1595) e Olanda (1228); poi Romania (1023) e Portogallo (1021). Ecco perché a dire “no” alle quote, oltre a Gran Bretagna, Irlanda, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, si sono aggiunti negli ultimi giorni anche Parigi (a cui, guarda caso, la Commissione ha chiesto complessivamente di accogliere 9127 rifugiati nei prossimi 2 anni...) e Madrid (ma va detto pure che Palazzo Berlaymont darà agli Stati membri 6mila euro per ogni profugo trasferito sul proprio territorio, per un totale di 240 milioni). Come a dire che l’Italia sembra sempre più isolata, in una battaglia che evidentemente è sempre più destinata a combattere da sola. A un’Europa che nel suo assetto istituzionale sembra mostrare segnali di risveglio, almeno nella difficile partita della gestione dell’emergenza migratoria, le cancellerie evidenziano ancora una volta quanto siano fondamentali gli interessi di parte rispetto a una ragione comune che stenta ad affermarsi. Ed è per questo che per convincere i Paesi più recalcitranti occorre agire alla radice del problema, rileva il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, che di recente ha incontrato a Bruxelles alcuni europarlamentari italiani proprio per discutere sulle politiche migratorie dell’Unione europea. Perché “vanno bene” le quote, “per assicurare una partecipazione equa e solidaristica” tra gli Stati membri. L’Europa tuttavia ha bisogno di definire “chiare e incisive politiche di aiuto ai Paesi d’origine dei migranti, e di un impegno serio per superare i conflitti interni”. La chiave, dunque, è quella politica estera comune, “autonoma e fortemente finalizzata alla pace e allo sviluppo dei popoli, che l’Europa ancora non ha”, e senza la quale “non solo non ci sarà una vera svolta sull’immigrazione, ma non ci sarà neppure una vera Unione europea”. Che intanto si dota dei mezzi necessari per rispondere al meglio all’emergenza, in attesa che riesca a gestire senza intoppi l’ordinario. L’operazione EuNavFor Med contro gli scafisti avrà un budget per i primi 2 mesi di 11,8 milioni, e si attuerà in tre fasi: la prima in acque internazionali, che prevede il pattugliamento e la raccolta di informazioni di intelligence; la seconda e la terza in acque libiche, anche con l’uso della forza ma solo con il “sì” dell’Onu o di un governo libico di unità nazionale, che per ora non c’è, e prevedono la ricerca, il sequestro e la distruzione dei barconi. L’area operativa di Triton, inoltre, è stata estesa a 138 miglia nautiche a sud della Sicilia, grazie all’aumento di fondi e mezzi. Questa estate saranno schierati 3 aerei, 6 navi d’altura, 12 pattugliatori e 2 elicotteri. La Commissione darà a Frontex altri 26,25 milioni per rafforzare l’operazione Triton in Italia e Poseidon in Grecia, da giugno fino a fine anno. Il budget di Triton per il 2015 sarà di 38 milioni, 18 milioni per Poseidon. E nel 2016 Bruxelles stanzierà altri 45 milioni per le due operazioni. Migliorare gli strumenti per essere più preparati ad accogliere resta un dato positivo, sostiene Costalli, tuttavia “le scelte a medio termine devono essere tutte politiche”. E qui il presidente del MCL propone la sua di agenda, con almeno 4 punti fondamentali: il “dovere primario” dell’accoglienza, la solidarietà tra gli Stati membri nelle politiche migratorie, la riscoperta dell’identità europea, politiche di aiuto ai Paesi d’origine. Per il cristiano, il dovere dell’accoglienza, spiega Costalli, è dato “in forza della sollecitudine verso il prossimo più povero, al quale il Signore comanda di dare da bere, da mangiare e da vestire, accoglienza, cura e compagnia”. L’accoglienza, però, è dovuta anche in forza “del primato e della centralità della persona umana, ed è proprio in questo senso che obbliga anche le comunità politiche democratiche che a questo principio, anche se laicamente, si rifanno, com’è proprio nel caso dell’Unione europea”. La solidarietà tra gli Stati membri, avverte Costalli, nasce dalla consapevolezza “che la dimensione epocale delle migrazioni attuali” esige una forte cooperazione tra i Paesi Ue, e che la “solidarietà è ormai una strada obbligata, non solo in funzione degli immigrati, ma anche del bene comune degli stessi cittadini europei”. La riscoperta dell’identità europea, diventa, dunque, elemento “dirimente”, su cui la posizione di Papa Francesco, rammenta il presidente del MCL, è nettissima: “Non è la via della dismissione e della rinuncia alla propria identità che può consentire ai popoli europei di garantire l’accoglienza ai migranti nella tutela dei diritti dei cittadini Ue”. Un’Europa tecnocratica, e dunque ripiegata solo su mercati, individualismo e relativismo, scandisce Costalli, “non ha spalle, né respiro per gestire l’accoglienza e l’integrazione”. Solo riscoprendo le proprie radici, “che sono prima di tutto cristiane” e con la consapevolezza “della propria tradizione e della propria storia”, l’Ue potrà davvero tornare a essere credibile nell’accoglienza. Infine, le politiche di sostegno per lo sviluppo dei Paesi d’origine dei migranti, una scelta “coraggiosa e per niente scontata”, e che secondo Costalli si richiama alla Popolorum Progressio di Paolo VI. Occorre agire, dunque, sulle cause e non solo sugli effetti, e misurare l’autentica vocazione dell’accoglienza: un ragionamento “forte” e “politicamente impegnativo e innovativo” che richiama l’Europa “al suo dovere di darsi una vera politica estera comune, autonoma e finalizzata alla pace e allo sviluppo dei popoli”. |
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