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Stai sfogliando il n.71 Aprile / Maggio 2015
A Matera un convegno MCL su lavoro, politiche giovanili, nuovo welfare |
Data di pubblicazione: Martedì, 28 Aprile 2015
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Quel lavoro che manca, divide, uccide
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èsempre il lavoro la vera emergenza del nostro tempo, questione che divide le generazioni e spacca le maggioranze. E mentre il Paese affonda sotto i colpi della disoccupazione - solo quella giovanile ha ormai raggiunto livelli record, attestandosi nel 2015 al 43,9% - il governo tenta (l’ennesimo governo, per l’ennesima volta) di riscrivere le regole del gioco, mettendo in campo (tentativi di) riforme, più o meno condivise. Resta un dato, sicuramente allarmante: tra il 2008 e il 2014 l’Italia ha perduto oltre un milione di posti di lavoro, e il 70% dei posti persi sono al Sud (fonte Istat). In pratica un’ecatombe. Se ne è parlato a lungo a Matera il 21 marzo, dove MCL e Patronato Sias hanno organizzato un convegno su “Lavoro, politiche giovanili, nuovo welfare: punti di partenza per ricostruire la speranza”, che si è aperto con il saluto del Vescovo di Matera-Irsina, Mons. Salvatore Ligorio. Una scelta emblematica, quella di Matera, appena nominata Capitale europea della cultura per il 2019: una location del profondo Sud, voluta proprio per sottolineare che la ripresa non può che partire dal Meridione. “La nostra idea è che di fronte a questa crisi – che non è soltanto italiana ma che in Italia si fa sentire forse più che altrove, anche a causa della debolezza delle istituzioni politiche e di un mercato del lavoro spesso bloccato ancora da troppe rigidità legislative e corporative – sia necessaria innanzitutto una grande svolta culturale”, ha precisato nel suo intervento il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Carlo Costalli. E il nucleo di questa svolta deve essere necessariamente il ritorno della persona al centro del sistema economico, seguendo l’insegnamento più attuale di Papa Francesco, il quale a più riprese si è scagliato contro la degenerazione della finanza a scapito dell’economia reale. Insomma, in un mondo in profonda trasformazione, il percorso da fare è impegnativo: lo ha ben sottolineato Costalli, per il quale serve “un’azione capace di incidere su molteplici livelli: dal fronte politico a quello delle relazioni sindacali; dal mondo della formazione, dove si impara il lavoro e l’imprenditoria, a quello delle relazioni sociali, dove si accredita il significato del lavoro come occasione per la formazione dell’uomo”. Una questione complessa insomma, quella del lavoro, che deve avere al centro soprattutto “i giovani e le difficoltà che incontrano, in particolare quelli del sud (ma non solo)”. Chiare le proposte del MCL, che Costalli ha voluto ricordare: alla base l’idea del ruolo centrale dei corpi intermedi “che qualcuno vorrebbe rottamare. L’idea dei nostri governanti che le riforme si debbano fare ‘contro’ i corpi intermedi, e non ‘con’ le forze sociali, è un grave errore politico”, ha detto ancora il presidente del MCL. Concetti approfonditi anche dalla dr.ssa Concetta Ferrari, direttore generale del ministero del lavoro, la quale si è chiesta se esista ancora un ministero del welfare, inteso come lavoro e previdenza sociale. “Viviamo una sorta di crisi di identità”, ha specificato la Ferrari: “La redistribuzione dei redditi, accompagnata dagli sforzi di tenere aggregati nel concetto di nazione e di popolo i corpi sociali, la famiglia, le aggregazioni come le onlus, le Caritas: sono questi gli elementi del nostro sistema di welfare”. Ma “Il lavoro non il è welfare: è solo la base per il welfare”, ha proseguito la dottoressa. “Le ‘azioni di cura’ costituiscono il welfare. Ora noi siamo proiettati verso lo smembramento del ministero: dunque se l’anima del ministero finora era costituita dalle politiche attive e passive del lavoro, accanto all’anima previdenziale e al fianco dell’azione sociale, da ora in poi rimarranno solo la previdenza e il sociale. Questo mentre la crisi azzanna le caviglie dei giovani in cerca di lavoro”. I giovani e il lavoro dunque il tema amaramente ricorrente, in nome del quale è stato coniato il Jobs Act. E la rappresentante del Ministero del Welfare ne ha assunto una limpida difesa, con riferimento al lavoro a tutele crescenti: “subito ci si è concentrati sulla possibilità di licenziamento, ma non è un rinnovamento vero e proprio, in realtà c’è sempre stata la possibilità di licenziare. Ora quello che cambia è il concetto di fondo da inculcare a chi entra nella pubblica amministrazione: quello che bisogna capire è che si entra in una struttura in modo temporaneo, e si è soggetti a rotazioni”. Ecco, la nostra realtà chiede un profondo ripensamento: “il sistema di welfare spontaneo, tenuto in piedi dalla famiglia, come è stato fino a ieri, non esiste più. Oggi i ritmi, le esigenze di carriera, rendono sempre più difficile la cura degli anziani, dei più giovani, di chi ha bisogno di assistenza. Un compito che spetta ai corpi sociali intermedi”, ha concluso la dr.ssa Ferrari. Secondo Alfredo Mantovano, ex parlamentare oggi ‘solo’ in veste di magistrato, “al Sud più che le risorse di natura finanziaria difettano le idee...che, come il coraggio di don Abbondio, se non si hanno bisogna darsele...”. E ancora: “il Sud non è un Nord mancato, ma un insieme di comunità che hanno una loro personalità”. “Il principio di sussidiarietà impone di lavorare ancora di più anziché in una logica di contrapposizione ideologica, in un contesto di sostegno al sistema finanziario”, ha affermato ancora Mantovano. Un dato è certo: l’acritica difesa del sistema ormai non aiuta più nessuno. Le risposte all’impasse in cui ci siamo cacciati devono necessariamente venir fuori dalla riscoperta dei valori. Magari proprio da quei valori cardine insegnati dalla Dottrina sociale della Chiesa.
Fiammetta Sagliocca |
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