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Stai sfogliando il n.70 Febbraio / Marzo 2015
Pasqua fonte di un rinnovato atteggiamento |
Data di pubblicazione: Mercoledì, 11 Marzo 2015
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Segni dei tempi, di Don Ernesto Lettieri
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La nostra partecipazione nella fede alla Pasqua del Signore Gesù non è altro che una partecipazione all’esperienza di Morte e Resurrezione che Egli ha vissuto per la salvezza di tutti noi e del mondo intero. Per noi, quindi, festeggiare la Pasqua significa partecipare liberamente a queste due esperienze, o dimensioni essenziali della vita. Anzitutto alla Resurrezione del Cristo, senza la quale non saremmo qui a parlare, e grazie alla quale si ha liberazione, salvezza, vita, oltre che la stessa gioia di vivere. Da qui l’impegno della Chiesa e dei cristiani di testimoniare al mondo finito e caduco le realtà del “Cielo”; le realtà eterne che non passano e sulle quali si gioca il destino definitivo di ogni uomo. Dobbiamo dirlo con franchezza: poco si parla di questa dimensione trascendente ed escatologica della nostra fede. O comunque sia, non quanto se ne dovrebbe parlare, anche nella Chiesa stessa. Così San Paolo ci ammonisce: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1Cor 15,19). Infatti, è in questa dimensione che noi troviamo la ragione profonda della nostra speranza di Vita, e le ragioni del nostro amore per gli altri. Per tale motivo non possiamo dimenticare o sminuire tale aspetto escatologico e trascendente della nostra fede, per la quale la Chiesa nel mondo è Sacramento universale di salvezza, e sacramento dell’intima unione con Dio (cfr. LG1). Senza la Resurrezione di Gesù Cristo tutto sarebbe vano! Anche l’impegno mondano della Chiesa. Lo stesso nostro impegno sociale. Ma la Chiesa e i cristiani non partecipano solamente alla Resurrezione di Gesù Cristo, e della gioia della Domenica. Noi partecipiamo anche del Venerdì di Gesù Cristo, alla passione e morte del Redentore del mondo. Partecipiamo, cioè, di quella dimensione “storica” della Pasqua sintetizzata dal Dono che Cristo fa di se stesso a tutti gli uomini, e per la quale noi – membra del suo Corpo – siamo chiamati a vivere. Se la Domenica è la fonte della nostra consolazione e della nostra gioia di vivere, il Venerdì di Gesù è la ragione profonda del dono di noi stessi agli altri e, quindi, anche la ragione del nostro impegno sociale; come pure la radice profonda del nostro operare quali cittadini e lavoratori che liberamente si associano, in un Movimento d’impegno sociale come il MCL, e che si lasciano ispirare dal Cristo nel dono di se stessi agli altri. Anche noi, quindi, siamo chiamati a fare Pasqua vivendo nel nostro ambito e con i nostri limiti la missione messianica di Gesù, che culmina nel Venerdì del sacrificio e dell’offerta. Cioè nel dono gratuito di noi stessi agli altri, che si dovrebbe manifestare in due tipi fondamentali di “azione”, le quali in ambito sociale non solo esprimono in modo essenziale l’agire messianico di Gesù, ma tendono anche a realizzare il Regno di Dio nella storia, e quella “Civiltà dell’amore” di cui parlava Paolo VI. Il primo tipo fondamentale di azione (di movimento), che traduce storicamente sul piano sociale il dono di noi stessi agli altri, è il nostro impegno contro ogni forma di Stato oppressivo presente nel mondo. Sia sotto forma di potere politico, sia sotto forma di potere economico-finanziario, sia sotto forma di potere mediatico, finanche di potere religioso. Tale tipo di movimento è teso a realizzare il primo principio della Dottrina Sociale della Chiesa: il Bene della singola persona umana. Il secondo tipo di azione (di movimento), che traduce concretamente il dono di noi stessi agli altri in ambito sociale, è il nostro impegno per la realizzazione di una vera fraternità, ma questa in prospettiva veramente universale. Tesa ad esplicitare, cioè, l’altro principio fondamentale della Dottrina Sociale della Chiesa che è il Bene comune; il Bene di una Comunità, di un Popolo, di tutta l’Umanità. In tal modo la Chiesa esprimerà anche il suo essere Sacramento universale dell’unità del genere umano (cfr. LG1). La testimonianza concreta da parte nostra di questi due tipi di impegno varrebbe come testimonianza di quel “Vangelo sociale” di cui parla Papa Francesco nella Evangelii Gaudium al Cap. IV; ed esprimerebbe la libera vocazione sociale del nostro Movimento, tesa a rispondere all’esigenza di un nuovo protagonismo sociale dei cattolici in ambito civile ed ecclesiale. Non solo, ma sull’esempio del Maestro e del Signore, saremmo autenticamente partecipi della Sua Pasqua.
Don Ernesto Lettieri Assistente Ecclesiastico Nazionale MCL |
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