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  Rivoluzione sessuale e suicidio della rivoluzione

Data di pubblicazione: Sabato, 31 Gennaio 2015

TRAGUARDI SOCIALI / n.69 Gennaio 2015 :: Rivoluzione sessuale e suicidio della rivoluzione

Attualità di Augusto Del Noce

Al tramonto della seconda Repubblica, e ad oltre vent’anni dalla fine della Democrazia Cristiana, il vuoto principale che si può notare nel contesto politico italiano, è quello lasciato dai cattolici, incapaci – come ha scritto l’Osservatorio Cardinale Van Thuan nel suo “Appello politico agli italiani” – di “fare una proposta organica, coerente, unitaria, lungimirante e, soprattutto, ispirata alla propria tradizione, alla propria dottrina, inclusa la Dottrina sociale della Chiesa, alla propria fede. Insomma, una proposta cattolica”.
Al riguardo non si può non ricordare Augusto Del Noce, uno dei più grandi filosofi del Novecento italiano, del quale è appena ricorso il venticinquesimo anniversario della scomparsa. Una scomparsa che avvenne pochi mesi dopo la caduta del muro di Berlino, e alla vigilia del tragico crollo della prima Repubblica e del dissolvimento della Democrazia Cristiana.
Un dissolvimento che lo stesso Del Noce aveva profetizzato, cogliendo appieno le ragioni profonde della strutturale debolezza dell’esperienza democristiana nel fronteggiare il radicale processo di secolarizzazione e di dilagante libertinismo che, dal ’68 in poi, ha investito le società occidentali e quella italiana in particolare.
Un processo che egli, già nel 1970, vede politicamente collegato a “quella democrazia vuota del sacro, che mai si è manifestata come oggi; e la cui affermazione, nonostante rappresenti l’esatto inverso della democrazia pensata da Leone XIII, è stata pur aiutata (dire semplicemente ‘non ostacolata’ sarebbe poco) dai partiti democratici cristiani.
Del Noce, infatti, da una posizione prettamente teologico-politica comprese a fondo l’ineliminabile connessione tra dimensione religiosa e dimensione civile.
Tale atteggiamento, se lo rese inviso a non pochi ambienti “cattolico progressisti” più che mai infatuati della cosiddetta “scelta religiosa”, diede ali alle sue analisi politiche e acutezza al suo sguardo consentendogli di vedere ciò che gli altri ancora non vedevano grazie all’eccezionale capacità di cogliere i grandi filoni culturali che si muovono, nel profondo, sotto gli apparentemente banali scontri della politica di potere.
Fu in grado di focalizzare i due più radicali processi di rivoluzione, culturale e sociale, destinati a esplodere nell’“era della globalizzazione”, e che avrebbero segnato e stravolto radicalmente il volto del mondo: la “rivoluzione sessuale”, che oggi chiamiamo “questione antropologica”, e il “suicidio della rivoluzione”, cioè il totale asservimento dell’esperienza rivoluzionaria comunista al capitalismo finanziario “gnostico” e al relativismo etico.
Non può non stupire come Del Noce, già prima degli anni ’70, avesse individuato, con incredibile lucidità, la linea di pensiero “rivoluzionaria libertina” che scorre parallela a quella “rivoluzionaria economica” del marxismo-leninismo.
Una linea che parte da De Sade e passa per Freud, per andare a sistematizzarsi con Reich che, con “La rivoluzione sessuale”, la sua opera più significativa pubblicata a Vienna nel 1930, scrive, come dice del Del Noce, il “Mein kampf del permissivismo”.
Nota il filosofo nel 1970: “Tutto l’essenziale sulla rivoluzione sessuale è stato detto, quaranta anni fa, dal dottor Wilhelm Reich, in un libro che porta, appunto, questo titolo; basta un giorno per leggerlo attentamente. E quando lo si sia fatto, non ci si stupisce più dei costumi presenti nel regno di Danimarca, perché ne sono la piena attuazione; non ci si stupisce più delle proposte più avanzate, sino a quella del matrimonio degli omosessuali”.
“Se ben si legge questo libro del Reich – continua Del Noce – ci si accorge che la rivoluzione sessuale non è tanto voluta per sé, quanto come strumento della disgregazione della famiglia; e la famiglia, a sua volta, è combattuta come organo attraverso cui vengono trasmessi certi valori pensati come metastorici”.
Del Noce ci mette, così, di fronte alla “questione antropologica” fotografata con incredibile precisione alcuni decenni prima che deflagrasse nel mondo egemonizzato dalla finanza globale, e ben inquadrata come il più efficace strumento di sovvertimento rivoluzionario della struttura sociale di diritto naturale.
In questo contesto si colloca anche la sua analisi, altrettanto “profetica”, del “Suicidio della rivoluzione”.
Una rilettura dell’esperienza del comunismo italiano che parte dall’analisi del pensiero di Antonio Gramsci. Il comunismo gramsciano – scrive Del Noce – mette capo, contro ogni apparenza, ad un vero e proprio “suicidio della rivoluzione” in quanto “risolvendo la rivoluzione nella modernizzazione” intesa come “dissociazione completa dello spirito borghese dal Cristianesimo” finisce, in realtà, con l’eseguire “le intenzioni della borghesia stessa”.
Un riposizionamento subalterno del movimento operaio alla prospettiva borghese testimoniato dalla sostituzione della vecchia contrapposizione capitalismo-proletariato con quella nuova fascismo-antifascismo: non casualmente destinata a dominare la strategia del PCI nell’Italia repubblicana.
La “rivoluzione italiana”, ridotta ormai a semplice ideologia dell’immanenza, è, dunque, sempre più spinta verso l’economicismo, il positivismo e lo scientismo. Ed, in ultima analisi, è la borghesia illuminista e modernizzatrice, “azionista”, ad avvantaggiarsi della cosiddetta rivoluzione e ad esserne vera guida ed vero erede in un quadro che la identifica definitivamente con la rivoluzione antropologica.
Questione antropologica ed egemonia del capitalismo finanziario si configurano così come due processi, sostanzialmente sinergici e convergenti che sarebbe profondamente sbagliato tentare di distinguere perché, come ci spiega Papa Francesco: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’ essere umano!”(55 Evangelii Gaudium). Parole che confermano tutta l’attualità del pensiero di Del Noce.

Pier Paolo Saleri
Vice presidente della Fondazione Italiana Europa Popolare
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