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  Emmaus

Data di pubblicazione: Domenica, 20 Luglio 2014

TRAGUARDI SOCIALI / n.66 Maggio / Giugno 2014 :: Emmaus

A cura di Mons. Francesco Rosso

L’episodio raccontato dall’evangelista Luca al capitolo 24 del suo Vangelo è oggi, come allora, di grande attualità. Riguarda due discepoli del Signore che mentre vanno da Gerusalemme ad Emmaus, parlano dei fatti accaduti nei giorni precedenti, ma soprattutto parlano del Signore Gesù. La loro delusione e sfiducia era tanto forte che non si accorgono neppure che il Viandante, affiancatosi a loro, era Gesù. L’attualità di questo racconto è ancor oggi motivo di attenta riflessone. La ragione è duplice: è attuale per chi dice di essere cristiano, ed è attuale per chi vive l’esperienza associativa nel MCL. Volutamene ho usato nella prima attualità l’espressione “per chi dice…”, perché se a questa affermazione non corrisponde un vissuto autentico, il rischio è quello di confrontarci con questo episodio in modo epidermico, quasi indifferente, o addirittura in modo abitudinario. Non può essere così. Evitiamo, come i due discepoli, di non riconoscere Gesù; questo spesso è dovuto al nostro egoismo, alla nostra superficialità; non riusciamo a sentire questa presenza perché a volte siamo pieni di noi stessi. Gesù ci affianca, sempre, la nostra attenzione a questa presenza ci offrirebbe l’opportunità di un dialogo cristiano, e soprattutto sentiremmo più pressante il desiderio di testimoniarlo con la nostra vita.
La seconda attualità è, anche, il coraggio dell’annuncio.
Siamo ancora “caldi” di un Congresso che ha messo in luce un progetto puntuale ed esigente.
Il confronto dei giorni congressuali ha certamente risvegliato in noi il bisogno di un nuovo modo di “essere” nella società del nostro tempo. In questo dobbiamo ripartire da “Emmaus”, come i discepoli, e ritornare a “Gerusalemme” per dire a tutti che lo abbiamo visto e lo abbiamo riconosciuto nello spezzare il pane. Luca nel racconto evangelico dice “sono tornati in fretta”… non c’è tempo da perdere!
Diamo insieme alle idee e ai progetti le gambe al Congresso. Riportiamo nella “Gerusalemme” della nostra quotidianità lo stimolo a riprendere il cammino associativo. Mi pare importante! Lasciamoci affascinare dalla bellezza della nostra storia, e rendiamola attuale per chi insieme a noi vuole condividere la solidarietà cristiana, l’opportunità del servizio verso chi ha bisogno del nostro “esserci”. Non abbiamo paura come Gesù di “metterci un grembiule”, dare agli altri per avere il “tutto”.

Don Checco
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